Percorrendo da Rieti l’antica via Salaria in direzione Ascoli – L’Aquila, ci troviamo nel territorio di Cittaducale. L’intera piana è attraversata dal Fiume Velino e dal Peschiera; durante il percorso ci si trova davanti alle Terme di Vespasiano che portano il nome dell’imperatore che trascorreva in una villa ubicata nella zona le proprie vacanze.

Non è un caso per cui le Terme siano sorte proprio qui! Le caratteristiche del territorio hanno fatto sì che fin dall’antichità si apprezzassero i benefici delle sorgenti sulfuree presenti e le loro qualità terapeutiche.

L’imponente complesso edilizio di epoca romana dove sorgono le terme, raggiunse la notorietà proprio quando Vespasiano e poi il figlio Tito cominciarono ad utilizzare le acque per scopi terapeutici. Percorriamo una stradina cinta di muretti a secco e ci troviamo innanzi ad una vera opera monumentale: l’impianto termale. L’area presenta delle terrazze delle quali, quella che ha mantenuto uno stato di conservazione migliore contiene una grandiosa piscina che si raggiunge attraverso delle scale situate sui lati della vasca.

In alto a sinistra in ninfeo la cui sorgente era utilizzata per alimentare la piscina dove ai lati si notano una serie di corridoi e stanze e nicchie sia rettangolari che semicircolari.

A due passi da qui, c’è il Lago di Paterno, identificato come “Lacus Aquae Cutiliae” presso il quale l’imperatore Flavio Vespasiano e suo figlio Tito si recavano in vacanza d’estate come lasciano intendere i resti della grande villa rustica nei pressi di Paterno. Sul lago, ritenuto sacro. emergeva un‘isoletta galleggiante in cui era situato un santuario dedicato alla Dea Vacuna, divinità veneratissima dagli antichi sabini e poi dagli stessi romani. protettrice delle stesse sorgenti, ritenute miracolose, che alimentavano il lago noto per le proprietà benefiche delle sue acque, che iniziarono ad essere sfruttate per uso termale, almeno durante i secoli dell’impero.

Il Lago di Paterno conserva un’atmosfera magica, anche per la visuale che si ha, dal lato della Salaria, verso la collina boscosa su cui sorge l’omonimo villaggio di Paterno.

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